In una lunga intervista a Jeff Bezos, CEO di Amazon, uscita su Wired il mese scorso una frase, in particolare, risulta degna di essere riportata: “Come azienda, una delle nostre forze culturali più importanti è accettare il fatto che o inventi o sei destinata a distruggerti.”
Bezos non ha espresso a caso questo pensiero, ed infatti poche righe dopo è tornato a sottolinearne l’importanza ripetendolo: “ci piace distruggere anche il nostro business”. Significa che non devi preoccuparti dei prodotti che hai attualmente, ma di quelli futuri: se uno di questi minaccia il tuo attuale business, sacrificalo senza indugio. Perché o sarai te stesso a distruggerlo o altre aziende lo uccideranno al posto tuo.
Se Amazon non avesse fatto un lettore di ebook scegliendo invece di difendere la vendita di libri fisici, non avrebbe ottenuto nulla: altri l’avrebbero comunque realizzato e Amazon avrebbe perso sia il vecchio mercato che quello nuovo. Se Apple non avesse creato l’iPhone preferendo la difesa dell’iPod – ignorando l’intuizione che i due device fossero destinati ad una fusione – altri avrebbero colto l’opportunità al posto suo: le vendite dell’iPod sarebbero comunque diminuite e i guadagni sarebbero però andati nelle mani di altre aziende.
Con un pensiero contrario a quello di Bezos abbiamo Ballmer, che tenta disperatamente di difendere Windows e negare l’era post-PC, desiderando quanto più possibile prolungare la vita del prodotto di maggior successo della sua azienda. Microsoft ha finito con il sopprimere il Courier a causa di questa strategia e tuttora non ha alcun tablet che competa con l’iPad. Apple, invece, ha creato l’iPad nonostante avesse intuito che avrebbe potuto erodere le vendite dei suoi Mac.
Nello stesso modo, RIM ha a lungo ignorato l’iPhone e denigrato gli smartphone simili, dando per scontata la propria predominanza nel mercato, credendo che la vecchia tecnologia, schermi piccoli e tastiere fisiche, fosse vincente contro le innovazioni proposte dalla concorrenza. Che bastasse deriderle, per sconfiggerle.
Si è sbagliata – non ci voleva un genio, a capirlo fin da subito – e oggi RIM non vale più nulla. Ha passato anni morbosamente attaccata al suo prodotto, il Blackberry, senza volerlo cambiare, senza migliorarlo, esaltandone i difetti e credendo che siccome un tempo era ottimo dovesse per forza continuare ad esserlo.
Come scrive Paul Thurrott, “quello che era il Golia di un mercato è stato battuto da aziende più rapide e malleabili nell’evolversi”. Dopo un tablet senza un client per la posta (ma che avevano in mente?) e quasi 40 modelli indistinguibili di smartphone in quattro anni, ecco l’ultima novità di RIM: hanno annunciato che il futuro sistema operativo, il Blackberry 10, non uscirà prima della fine del 2012. Significa che prima della fine del 2012, non ci saranno grandi novità: niente cellulare in grado di risollevare le sorti dell’azienda.
Un’azienda, la RIM, che aveva il 50% del mercato e che si ritrova oggi a possederne il 9%. E perché? Perché ha preferito difendere fino alla fine il proprio prodotto, piuttosto che distruggerlo e crearne uno che fosse adeguato a competere con gli altri. Hanno il 9% del mercato, ma considerato quel che non hanno fatto direi che sono già fortunati.
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